Non chiediamo troppo a Mattarella

A margine del discorso di fine 2023.

(Fonte: http://www.quirinale.it)

In molti hanno criticato il discorso del Presidente l’ultimo dell’anno. Sarebbe il solito tronfio discorso che non ha novità o segnali di attualità. Tuttavia vediamo perché quel discorso non poteva essere diverso.

Intanto non si può prescindere da quanto succede nel panorama mondiale e interno che non consente di usare toni trionfalistici o grondanti felicità anche nel periodo delle festività.

Sul piano internazionale la furbata tragica di Putin tiene tutti col fiato sospeso dato che si sa per certo che il despota russo non si ritirerà dal Donbass se non attraverso un intervento bellico massiccio, anche con la partecipazione di truppe non ucraine, che non si sa dove porterebbe.

Sul fronte medio-orientale la miccia accesa dai terroristi di Hamas a Gaza sta lì a ricordarci che dal 1947 non c’è stata mai pace in quelle zone e che l’Onu e gli inglesi (che avevano il protettorato) non sono riusciti a combinare gran che sul piano diplomatico.

In Italia poi i politici usciti dalle ultime elezioni con il taglio dei parlamentari non si mostrano certo dei maghi e professionalmente potrebbero avere problemi anche con qualche esercizio di liceale memoria. Come dire, per risparmiare qualche milione di euro, 5Stelle e Lega ci hanno imposto i loro piccoli chimici mentre un Parlamento più vasto sarebbe stato più rappresentativo, meno controllabile e più valido alla fine. Eppure si vuole ancora maggiore controllo. E certo visto che non si riesce a convincere amici e avversari sui temi essenziali bisogna ingessare il Presidente della Repubblica e bloccare il potere saldamente in mano all’esecutivo. Potremmo adottare il sistema di Orban a questo punto. Rivendicare Nizza e Fiume. E’ chiaro che sono provocazioni ma la destra che vincerà le elezioni europee ha chiara solo una cosa: prendere il potere e tenerlo saldamente. Il resto verrà da sè. Pura illusione.

Per non parlare del debito pubblico e degli altri problemi sollevati dal Presidente come quello dei femminicidio. Qualsiasi paese che paghi 80 miliardi di interessi passivi sul debito avrebbe instaurato un regime economico di guerra, tagliando ogni euro di spesa pubblica non indispensabile. Ma non è così: la recente legge di bilancio è zeppa di concessioni clientelari. Ma tant’è. Del resto la maggior parte degli interessi va nelle tasche degli italiani, non certo di quelli che non arrivano alla fine del mese.

E si pretende che Mattarella dica va tutto bene la marchesa.

L’arrivo della destra al potere non ha fatto altro che rafforzare il celodurismo di bossiana memoria ben mascherato dietro doppi petti e marsine. Come se non si sappia che nei gangli pubblici del potere si inneggi a faccetta nera e al Duce la cui effigie viene invocata ogni sera da qualche nostalgico che siede sul secondo scranno del Parlamento.

Espressione della società italiana si dice, questa è l’Italia di oggi anche se sembra essere tornati al tempo in cui i treni arrivavano in orario e ce l’avevamo con la plutocrazia inglese.

Per cui il Presidente ogni anno non fa che ricordaci i punti critici che restano tali negli anni e fa bene, così forse ci entreranno bene in testa una volta per tutte. Fa bene anche perché è dovuto risalire al Quirinale perché i famosi politici, in parte dediti come in passato agli affari delle opere pubbliche, non sono riusciti a trovare un degno sostituto. Sono gli stessi politici che gli rimproverano di aver dato l’incarico a Monti e a Draghi, due economisti di valenza internazionale. Salvo poi giovarsi, gli stessi politici critici, delle azioni dei governi passati e dei miliardi che sono arrivati dall’Europa. Di fronte ai quali sono pure capaci di storcere il naso magari cambiando i progetti e facendo a gara a chi la spara più grossa, tipo la costruzione del Ponte sullo stretto.

Insomma non si fanno le nozze con i fichi secchi e bene ha fatto Mattarella a ricordarci che l’Italia è un bellissimo paese ma, come un Pierino impazzito, impossibile da gestire!

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