Merito e team, subito.

Osservazioni a margine di un articolo del Prof. Cottarelli su una proposta di riforma del Ministro per la pubblica amministrazione Paolo Zangrillo.

La proposta di dare una pagella al lavoro dei giudici (per non parlare di test psicologici) ha scatenato il solito putiferio, cosa che avviene puntualmente ogni volta che si tocca una casta di intoccabili. Succede quando si vogliono perseguire i politici per reati commessi pronti ad invocare le guarentigie appannaggio dei parlamentari oppure quando si vuole mettere sotto fisco, per esempio, alcune attività economiche dei religiosi svolte sul territorio dello Stato italiano. 

Oppure quando si vuole valutare la professionalità degli insegnanti o quella dei professionisti iscritti ad ordini di medievale memoria.

Insomma i gangli nevralgici del sistema pubblico e para pubblico ha sistemi inesistenti di valutazione ovvero sistemi fasulli che si basano su una sorta di autovalutazione concordata con i capi.

Come ci ricorda Cottarelli (Espresso dell’8 dicembre 2023) il Ministro Zangrillo propone di valutare i dirigenti pubblici a 360° gradi, vale a dire da parte dei superiori, ma anche prevedere una valutazione da parte di colleghi e subordinati.

Sembra un’ottima idea ma la strada sarà lunga in una giungla dove in molti si sono costruiti i loro bunker inaccessibili. Sarebbe anche ora di abbandonare la struttura gerarchica di tipo militare che ancora va per la maggiore nei ministeri e introdurre il lavoro in team, coinvolgendo di più le giovani risorse attualmente sottoutilizzate.

A Cottarelli il sistema proposto da Zangrillo non piace. Non sarebbe opportuno – a parere del professore – dare la possibilità ai subordinati di valutare i propri dirigenti.

Vediamo invece perché la proposta del Ministro potrebbe rivelarsi corretta.

Nella situazione attuale gli obiettivi da raggiungere nella pubblica amministrazione sono fissati, a cascata, sulla base della direttiva del ministro, in primis dal Direttore Generale e giù giù fino ai funzionari e altri altri dipendenti. Ma si tratta di obiettivi concordati e strutturati in modo tale che siano facilmente raggiungibili. Così ogni anno tutti i dirigenti e i dipendenti pubblici raggiungono un’adeguata performance e ricevono gli incentivi previsti contrattualmente.

Pochi soggetti restano fuori o vengono valutati in modo mediocre.

Dov’è il problema? I dirigenti generali sono scelti o confermati in base all’appartenenza politica. Si applica il famoso spoil system di derivazione statunitense. Al cambio di governo si decide chi confermare o sostituire.

Poi, appunto, a cascata, i dirigenti generali scelgono i dirigenti di cui si fidano. Il resto dei dipendenti, generalmente, resta per lungo tempo al posto con le medesime funzioni.

Chi meglio di loro conosce la macchina amministrativa e può operare suggerimenti o indicare criticità.

Il sistema per obiettivi attuale fa si che tutti siano legati tra loro in una sorta di abbraccio rischioso perché se qualche dirigente generale non li raggiunge ii responsabili, di fatto, vanno ricercati nel gruppo di dirigenti e dipendenti che lavorano con lui.

E’ questo sistema concordato con i sindacati e ingessato che fa acqua da tutte le parti a danno del merito. I sindacati hanno sempre rifiutato il merito perché non si fidano dell’onestà intellettuale dei dirigenti. E’ più comodo assicurare gli incentivi a tutti, a pioggia, anche ai lavativi.

E allora il Ministro Zangrillo ha ragione nel voler incrociare le valutazioni meritocratiche dall’alto e dal basso. Infatti le criticità potrebbero annidarsi e, in molti casi avviene, nell’incapacità del dirigente generale di fare squadra e di individuare risorse umane adeguate. Quindi aggiungere una valutazione dal basso potrebbe essere di aiuto per i diversi organi di valutazione. Non concordo quindi con lo stimato Prof. Cottarelli: in un sistema ingessato come quello dell’amministrazione pubblica odierna ogni aggiustamento, seppure piccolo, sarebbe ben gradito da parte dell’utenza e delle casse erariali.

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