L’Europa delle banche si è ripresa la scena. L’inflazione e le obbligazioni a reddito basso che hanno in pancia rischiano di fare collassare il sistema. Risultato è che si alzano i tassi, misura però non risolutiva. In questo quadro la sinistra non sa che pesci prendere.

Che l’Europa vada a destra se ne sono accorti tutti. Quando tutto si è un pò allentato, quando si parla un linguaggio nebuloso e si fa fatica a distinguere ciò che è buono da ciò che è cattivo e le regole hanno raggiunto limiti tali da essere inapplicabili arriva puntualmente la spinta contraria, quella della destra armata di patria, famiglia e moschetto.
I soldi facili, gli interessi negativi sulle obbligazioni, la stampa continua di moneta da parte di tutte le banche centrali sono misure che non potevano durare a lungo. E’ arrivata puntuale la stretta sul credito che ha tirato giù le pere marce dall’albero ma che crea problemi anche alle banche che marce non sono. Così il debito pubblico italiano rischia di divenire insostenibile considerata la crescita esponenziale degli interessi.
A Francia e Germania non è parso vero che Draghi, profondo conoscitore del sistema, uscisse di scena. Probabilmente attribuiranno a lui la colpa di trovarci con un debito altissimo, un’inflazione senza controllo e un’economia stagnante. Le banche europee sono venute fuori reclamando un’idonea remunerazione delle loro attività. Infatti l’inflazione taglia sia il valore dei crediti che quello dei debiti. Le banche che in periodi di crisi sono state obbligate ad acquistare le obbligazioni statali con rendimenti irrisori. Oggi sarebbe interessante vedere a quale valore quelle obbligazioni sono inserite nei bilanci delle banche, titoli che il mercato mai si sognerebbe di assorbire. Infatti ora sono stati emessi titoli di stato con interessi più alti e copertura dell’inflazione. Altrimenti i risparmiatori non li intercetti di sicuro. Come al solito lo Stato pantalone riacquisterà via via quelle obbligazioni ormai privi di valore e in cambio le banche collocheranno i nuovi titoli. Ormai in campo finanziario non esiste più il libero mercato. Vige un’economia statale di guerra di fronte alla quale gli istituti di credito non possono che essere accondinscendenti.
Così la governance franco-tedesca della BCE sta rialzando i tassi d’interesse sperando che il sistema si aggiusti. Ma non è detto.
In questo quadro la sinistra ha pensato bene di prendere in mano, quasi esclusivamente, la battaglia dei diritti delle minoranze che al resto del Paese proprio non interessa. E si diceva che Letta non c’aveva capito niente. D’altra parte il terzo polo che doveva avere i temi economici più nel mirino si accapiglia su questioni organizzative interne.
Così la destra ha una prateria per scorazzare, verificare le idee più estreme, acquisire consensi elettorali sempre maggiori. In Italia non bastano le idee. Devi far vedere quello che sai fare. E’ vero Bonaccini e la Schlein hanno fatto bene in Emilia Romagna ma si tratta di una regione che in Italia è stata sempre avanti insieme al Nord, una regione profondamente diversa non solo dal Sud ma anche dalle zone centrali sottosviluppate.

E allora è ora che i politici e gli intellettuali di sinistra, quelli di Capalbio, delle barche a vela, dei saggi sulla politica, di Cortina, vadano nei campi, sperimentino la durezza del lavoro mangiando cacio e cicoria e poi tornino alla politica. Altrimenti la politica resta nelle mani dei ricchi sia di destra che di sinistra. Invece, pare, si interessino delle prossime regate e di fissare con anticipo le vacanze estive tanto c’è il Presidente Meloni che risolverà tutto. Bella roba sì.