80 gradi sotto zero in Siberia. Alla faccia del surriscaldamento, rischiamo una nuova ondata di gelo — Scenari Economici

Alcune settimane dopo l’ondata artica di Natale, gran parte degli Stati Uniti e dell’Europa hanno goduto di un caldo record. La massa d’aria fredda proveniente dalla Siberia che si è diffusa negli Stati Uniti continentali e si è dissipata nel nuovo anno, lasciando per fortuna quasi intoccato il vecchio continente. 508 altre parole

80 gradi sotto zero in Siberia. Alla faccia del surriscaldamento, rischiamo una nuova ondata di gelo — Scenari Economici
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Dove sono finiti i sani principi?

Vita – Pagnotta – Politica – Cultura – Compromessi.

Ci si dice che non ci sono più i principi alla base della comunità, il valore del merito, la condanna della raccomandazione, siamo tutti uguali anche di fronte alle legge.

Insomma quei principi che da giovane hanno animato l’essere studente, il costante punzecchiamento dei vecchi al potere. Qualcuno passò il guado in quei periodi e si dedicò alla violenza nelle brigate rosse o nere. Il Ministro Donat Cattin restò allibito nello scoprire che il proprio figlio militava nelle file di Prima Linea. Il maggio del 1968 innescò un processo di contestazione che durò a lungo.

Molti laureati usufruirono del cosiddetto 18 politico, grazie anche al clima di paura in cui erano stati costretti i professori che a stento riuscivano a portare a termine gli anni accademici.

Sul piano politico ci fu il tentativo di compromesso storico oggi attuato nei fatti senza che generi lo scandalo che suscitò allora. Oggi la Russia fa meno paura di allora e forse è un errore di valutazione perchè proprio in queste ore quella potenza mondiale mostra il suo espansionismo in occidente viso che in oriente la Cina è impossibile da scalzare.

In sintesi ci fu un movimento che tentò di rinnovare una società retta dalla Democrazia cristiana su mandato degli Usa che ci avevano liberato dal nazifascismo, una società dedita a salvaguardare la proprietà contadina e i grandi potentati economici destinatari di sovvenzioni e aiuti. L’università, in massima parte gestita dai “Baroni”, che ne disponevano a piacimento quanto a ricerca e posti di cattedra. Mi verrebbe da dire che anche oggi ci sono episodi simili che, fortunatamente, qualche giudice riesce ad intercettare.

Ma veniamo ai principi. Oggi il lavoro, sostituito progressivamente dalle macchine intelligenti, non si trova più dietro l’angolo. D’altro canto ai nostri giovani che abbiamo chiesto a gran voce di prepararsi culturalmente proponiamo lavori umili per i quali sono impreparati visti gli sforzi che hanno fatto per studiare. C’è uno scollamento tra studio e possibilità di lavoro. I “figli” di non avranno sicuramente problemi instradati dai propri genitori sulla strada da loro già tracciata. Gli altri, se capaci economicamente, andranno all’estero ove il sistema offre più possibilità di impiego.

Per chi resta la vita si farà sempre più dura. In Italia abbiamo una classe politica di dubbia cultura e quella che ci ha portato fuori dal Covid e dalla crisi economica ha avuto il benservito. Si sa gli italiani erano tutti fascisti quando Mussolini era al potere poi dopo l’arrivo degli americani erano tutti antifascisti. Così con il covid gli italiani non volevano vaccini e mascherine ma non volevano neppure che fossero contagiati. Insomma la quadratura del cerchio. Così è la vita. Botte piena e moglie ubriaca.

Come la fattura a fini IVA. Ma è un’imposta europea ma chi ce lo fa fare. Non la richiediamo. A livello di imprese promuoviamo una partecipazione societaria così paghiamo con il sistema PEX. In sostanza si azzera quasi l’imposizione. Invece a dipendenti e pensionati è lo Stato stesso che effettua il prelievo impositivo, perchè si sa si tratta di soggetti di dubbia fedeltà.

E allora i principi costituzionali, l’uguaglianza, la libertà, il lavoro finiscono nel tritacarne generale. Ognuno per sè e Dio per tutti. Tu devi essere irreprensibile, rispettare le regole, morire senza colpo ferire, è la tua weltanschauung.

E no cari furbetti del quartiere, populisti della prima e della ultima ora. I principi teneteveli voi che non ci credete, politici, burocrati della politica e delle sacre stanze le potere statale che intendete riportarci al passato (autarchia, Giappone cose già viste) e intendete imporli agli altri. Del reso, finito il PNRR, voglio vedere che farete. Forti con i deboli e deboli con i forti. Imprenditori esterofili, con le direzioni aziendali all’estero perchè in Italia ci sono i sindacati. Capi amministrativi inamovibili schiacciati dalle circolari scritte da loro stessi. Politici demagoghi svernanti a Cortina o alle Maldive. Gestori di televisioni e giornali succubi del potere. Con i denti cercheremo la nostra strada. In tutti i modi salvo rifiutare la violenza.

Il passato è davanti a noi

Ombre di Marco Vichi, Guanda 2022.

Tutto può cambiare da un momento all’altro magari leggendo un romanzo di successo.

Il passato non torna perché, semplicemente, non è mai andato via e in ogni momento può ridarci il film di quanto avvenuto ma con la scrittura di una nuova sceneggiatura. 

E l’intreccio che Vichi imbastisce con questo romanzo della maturità denota come sia intrisa, la sua scrittura, di poliziesco e non solo.

Così può capitare che qualcuno si sia fatta un’idea sbagliata di come sia avvenuto un suicidio oppure che una donna si sia considerata lontana mentre era vicinissima e innamorata persa. 

Insomma le numerose pagine del romanzo sfilano via bene perché ben scritte e con un filo conduttore ben saldo quello di una famiglia che si sta riposando al mare.

A volte ci si trova ad un bivio e si sceglie una strada, quella strada che ci porterà in paradiso o all’inferno. E’ un attimo, ci si distrae, si accetta qualche compromesso, ci si fa convincere. Così la vita cambia, si percorrono nuove strade e tutto può divenire tragico. Come nella tragedia greca. Date certe premesse, ad esempio la nostra cosiddetta civiltà che si accanisce sui più deboli, ecco qua che mostri, depravati e violenti te li trovi dietro l’angolo senza nessuna colpa se non quella di voler vivere una vita decente con una persona che ami.

Ma non c’è solo il marcio nella società. Vichi ci propone una realtà, quella dell’editoria, forse anche troppo edulcorata. Ma ci vogliamo credere e speriamo che sia così, perché la società in qualche modo almeno risarcisca chi è stato pesantemente danneggiato dai malvagi senza i quali il romanzo non avrebbe senso.

Canneti al vento

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Le cime mosse dal vento, i pennacchi che quando sono

teneri emettono suoni, non si dissolveranno come moderni quadri.

Lì in quel luogo popolato di frutta e ricordi si aggireranno nuovi eroi che con coraggio hanno deciso che valga la pena non mandare tutto in malora. Si prenderanno cura delle susine, del ciliegio che ha visto crescere i bambini, del pozzo di vena sempre ricolmo d’acqua.

Anche le vipere dovranno fare nuove conoscenze e forse una tartaruga che da tanto tempo vive nascosta tra gli anfratti si farà vedere in grande spolvero.

Meglio così, la terra a chi la lavora si diceva un tempo.

I ricordi non arano i solchi, la nostalgia è una canaglia che ci portiamo dentro. Ma resta l’ardore di Cesare, Flora, Adalgisa e altri che hanno amato e a volte odiato quel terreno; l’asina malata che lo ha arato fino a che ha potuto, il maiale nel suo recinto, la famiglia di ricci, la zappa e la vanga, strumenti ormai consegnati ai musei.

Ma pare che qualcuno, con la passione della natura incontaminata, vuole provare a ridare nuova linfa a quei luoghi così belli e luminosi e creda ancora nella semplicità e fattibilità di attività nate con l’uomo.

Addio canneti al vento, non resterete soli, qualcuno si prenderà cura di voi.

Montefiascone, 14 dicembre 2022

Paris: i giardini delle Tuileries

Aneddoti antichi e recenti

Prova di sanguigna

Dovendo dare un luogo ove incontrarci a Parigi ho avuto subito l’idea che questo luogo fossero i Giardini del Palazzo delle Tuileries. Forse un ricordo di passati viaggi oppure il significato di quei giardini goduti da Re e regine, distrutti dalla Comune di Parigi e cannoneggiati da Napoleone.

A Parigi tutti i luoghi custodiscono gelosamente la loro storia ad eccezione, credo, della Bastiglia spazzata via dalla rivoluzione il 14 luglio 1789. Ma la piazza comunque ne ricorda bene il significato e il ruolo svolto da quella prigione. I resti delle sue fondamenta sono visibili nella stazione della Metro vicina alla piazza.

Ma quel giorno in cui sono arrivato ai giardini delle Tuileries (fabbrica di tegole?) una volta uscito dalla Metro avevo in realtà un attacco di fame via via cresciuto mano a mano che si allungavano i tempi di arrivo a Parigi dall’aeroporto di Beauvais. Appena entrato nei giardini vedo un chiosco con una lista di vivande ben dettagliata. Quel che ci voleva penso.

Una lista però di cui non capii un accidente. Scritta solo per i francesi. Così dopo un pò di fila indico con il dito un muffin gigante al cioccolato e ordino un cappuccino per un costo da picnic si fa per dire di una decina di euro. Attendo per un pò di fronte alla cassa dove si celebravano con cartelli i cibi offerti bio e a km 0 senza che succedesse nulla. Poi capisco che bisognava spostarsi su un altro lato per ricevere quanto ordinato.

Compreso l’arcano vengo omaggiato quasi subito del muffin senza annesso tovagliolo che addento subito senza curarmi del cioccolato che mi riempiva le mani. Poi mi viene servito un caffè. Al che preciso che avevo pagato un cappuccino. Tra una risatina e l’altra delle ragazze al di là del bancone mi viene servito un cappuccino talmente bollente che a stento ci tenevo le mani. Tutto questo senza che mi azzardassi a proferire una parola in francese. Tenevo duro nel mio italiano romanesco frammisto, non so perchè, da frasi in inglese che poco c’avevano a che fare con il discorso. Mi ricordai del bellissimo film francese Chocolat e così feci pace con il biologico gallico.

Con la fame ebbe a cimentarsi a Parigi anche Orwell che nel 1933 faceva lo sguattero all’Hotel Lotti. Quel giorno si doveva incontrare con Boris un collega di lavoro che aveva perso tutto con la rivoluzione. Sedutosi con lui su una panchina Boris tirò fuori un pacchetto avvolto in un foglio di giornale tutto unto. Dentro c’erano un pezzo di Camembert, pane, vitello tritato e un bignè alla crema. Orwell accettò quel ben di Dio e si alimentò mentre alle Tuileries passeggiavano belle ragazze vestite di tutto punto. Ma la fame viene prima dell’imbarazzo.

Sempre alle Tuileries Sartre e Simone de Beauvoir stipularono un contratto di due anni di coppia aperta in cui ognuno si impegnava a dire tutto all’altro tenendo le relazioni occasionali nettamente distinte da quella necessaria contrattualmente definita. Il tutto mentre una signora dava da mangiare ad un grosso gatto rimasto incastrato in una panchina di pietra dei giardini delle Tuileries. Insomma anche se incastrati o contrattualizzati qualcuno si può prendere cura di noi (Cfr. Scaraffia Giuseppe, L’altra metà di Parigi – La rive Droite, Bompiani, 2019).

Siamo soli e infreddoliti

La politica di destra – L’Europa – La crisi – Poveri e ricchi

Non so voi che sensazioni avete ma la prima che viene subito in mente in questo fine autunno freddo e uggioso è che il vento sia cambiato, che l’Italia sta sul suo territorio, si occupa dei problemi interni e fuori succeda quel che succeda ma sono affari di altri.

Questa sensazione è rafforzata dalla questione dei migranti. Sì perchè quei disperati hanno un estremo bisogno di transitare dall’Italia e questo non si può fare. Nell’immaginario della destra transitare sul territorio italiano, per di più se non vuoi restare e non hai quattrini, diventa una affare di Stato. Ed ecco allora parole, dispacci, decreti, espulsioni, accompagnamenti in Francia, insomma la guerra della destra è quella ai migranti. Del resto non ci curiamo. Così il Ministro dell’Interno viene incarnato dalla figura di un Prefetto della Repubblica, che tempi addietro, al massimo, poteva diventare Capo della Polizia. Ci hanno risparmiato la nomina di un generale di copro d’armata ma, se le cose precipitano, quella sarà la seconda scelta di questo governo.

Comunque, si dirà, sono elucubrazioni di soggetti avversari politici, fuorviati dalla lente dell’ideologia. Speriamo sia così perchè il prossimo anno l’emergenza potrà diventare la crescita pari a zero, l’inflazione a due cifre, il caro energia e l’impennata del debito pubblico del quale pare che ormai non si curi più nessuno. Forse imploreremo l’Africa a mandarci più manodopera a poco prezzo e in nero. Chiedere agli imprenditori agricoli a che punto sono.

Un’altra idea malsana che ci sovviene è quella di obbligare i giovani a cercare un lavoro e accettare qualsiasi proposta che venga fatta loro. Come non si sappia che i lavori offerti rappresentano miseria e sfruttamento perchè i lavori nobili, quelli protetti insomma, non ci sono più. E ci saranno sempre di meno con la sostituzione digitale sempre più potente.

In questo quadro la sinistra va a congresso. Un nuovo capo però non risolverà un bel niente. In tempi di vacche magre è la destra che vince e che ha vinto. Ci si affida sempre all’Uomo/Donna della Provvidenza che, si sa, fallirà miseramente ma per qualche anno ci mette l’animo in pace.

E allora balliamo sul Titanic fintanto che reggono i motori e la chiglia tiene. Torniamo al focolare con le donne che rammendano i vestiti e sotto la cenere mettano le patate. Soltanto la donna/uomo può ambire a uffici più alti, quella che si è rimboccata le maniche e porta i pantaloni, guai ad essere intelligente e bella.

Da ultimo, è chiaro che non siamo più in Europa, noi facciamo da soli. I cosiddetti frugali (olandesi e altri) e non solo loro, attendono sulla riva del fiume che “Italia first” passi per prima.

La donna del popolo ha sostituito il manager banchiere e, di colpo, i nostri fornitori di legna via via sono scomparsi.

Carlo Galli:”Dobbiamo fare della politica il luogo in cui coltiviamo la nostra umanità”. — Generazione Liberale

Di Francesco Subiaco “Meraviglioso e vertiginoso , coinvolgente e sconvolgente , divisivo almeno tanto quanto unisce , magnetico ed enigmatico nella sua ap parente chiarezza , la Repubblica è un libro che non si può smettere di leggere ; un libro che emoziona , perché ci pone davanti a un Inizio – alla sua indiscutibile […]

Carlo Galli:”Dobbiamo fare della politica il luogo in cui coltiviamo la nostra umanità”. — Generazione Liberale

Scordiamoci i fondi europei. Forse dovremo restituire quelli già avuti.

Il modello Polonia.

Il nuovo Presidente del Consiglio ha spiegato, a più riprese, che l’Italia seguirà i modelli di Polonia e Repubblica Ceca. Inoltre spera che anche in Svezia si segua la medesima strada. Diciamo subito che la Polonia sta attendendo da anni 36 miliardi di PNRR dall’Europa che non li eroga dato che quello Stato ha assunto le caratteristiche di una semi-dittatura. La magistratura e i tribunali sono sottoposti ai politici, la libertà delle donne e della diversità di genere è stata limitata fortemente. Non esiste la libertà d’informazione.

Se l’Italia segue questo modello presto vedremo i nostri titoli di Stato divenire carta straccia a discapito di quei riparmiatori che magari hanno pure votato per il centro destra.

Altro che assicurare ai cittadini sostegni economici per le bollette e il gas. Qui si va verso il baratro in cui si sono cacciati Polonia e Ungheria. L’Italia è tra i Paesi fondatori dell’Europa, siamo a pieno titolo dall’inizio nella zona euro.

Se Berlusconi e non solo lui vogliono assoggettare i magistrati alla politica, limitare la libertà di informazione, lasciando alla destra reazionaria campo libero nel comprimere i diritti civili abbiamo la quadratura del cerchio ponendoci di fatto fuori dall’Europa dei diritti.

Riflettano Letta, Conte, Renzi, Calenda, Fratoianni e i Verdi sul bel capolavoro politico che sono riusciti a partorire grazie all’ego di ognuno di loro espressione di una sinistra parolaia e inconcludente.

L’Europa da radere al suolo – Escalation della guerra

Sommergibili nucleari – Portaerei nucleari – Russia -Nato

Abbiamo già dato ragazzi. La seconda guerra mondiale ha dato la possibilità ai nostri salvatori di radere al suolo la Germania e, parzialmente, le altre nazioni europee. Sul Giappone poi è stata testata la potenza delle bombe nucleari.

Tutto questo, oggi sembra un brutto sogno. La nascita dell’ONU sembrava un ottimo strumento affinchè quelle distruzioni non fossero più possibili. Ha funzionato soltanto come blocco dei piccoli conflitti senza coinvolgimento diretto delle grandi potenze che nel Consiglio di sicurezza ONU hanno potere di veto.

Quindi, non appena la Russia ha mosso il sommergibile nucleare che arma la bomba nucleare in grado di distruggere gli Stati Uniti (così dicono), ecco che nel Mediterraneo fa la sua apparizione la portaerei nucleare statunitense Ford. Naviga come un gommone in una vasca da bagno, si spera, a fini di deterrenza. Non so quanto converrà alla Russia far arrivare ai suoi confini la potenza nucleare degli Stati UNiti. In questa situazione un incidente è sempre possibile e noi siamo alla mercè di personaggi come Putin o i capi Nato che fanno a gara a spararla più grossa.

Quando si gioca con simili gingilli nucleari è certo che il pericolo di una deflagrazione irrecuperabile è entrata nell’ordine delle possibilità. Putin sta perdendo la guerra grazie alle armi fornite all’Ucraina dall’occidente e si teme che commetta qualche pazzia nucleare tipo un missile tattico su Kiev per piegare quella nazione e tenersi i territori occupati e annessi. La risposta Nato, ipotizzo, sarebbe fornire armi nucleari a Kiev? Ovvero intervenire direttamente sul campo e per via aerea? Sono immagini che il pensiero stenta ad elaborare nel 2022. Da sfondo poi ci sono la crisi energetica e quella economica ormai alle porte. Gli ingredienti per una tempesta perfetta ci sono tutti con l’Inghilterra alle prese con innumerevoli cerimoniali di stato e una dirigenza politica sempre più debole, una Germania raggomitolata su se stessa e una Francia nucleare che, nei fatti si fa sempre più piccola.

L’America first e il disinteresse per l’Europa propugnati da Trump hanno lasciato campo libero alle mire espansionistiche di Putin. Ed ora Biden deve porvi rimedio.