
Le cime mosse dal vento, i pennacchi che quando sono
teneri emettono suoni, non si dissolveranno come moderni quadri.
Lì in quel luogo popolato di frutta e ricordi si aggireranno nuovi eroi che con coraggio hanno deciso che valga la pena non mandare tutto in malora. Si prenderanno cura delle susine, del ciliegio che ha visto crescere i bambini, del pozzo di vena sempre ricolmo d’acqua.
Anche le vipere dovranno fare nuove conoscenze e forse una tartaruga che da tanto tempo vive nascosta tra gli anfratti si farà vedere in grande spolvero.
Meglio così, la terra a chi la lavora si diceva un tempo.
I ricordi non arano i solchi, la nostalgia è una canaglia che ci portiamo dentro. Ma resta l’ardore di Cesare, Flora, Adalgisa e altri che hanno amato e a volte odiato quel terreno; l’asina malata che lo ha arato fino a che ha potuto, il maiale nel suo recinto, la famiglia di ricci, la zappa e la vanga, strumenti ormai consegnati ai musei.
Ma pare che qualcuno, con la passione della natura incontaminata, vuole provare a ridare nuova linfa a quei luoghi così belli e luminosi e creda ancora nella semplicità e fattibilità di attività nate con l’uomo.
Addio canneti al vento, non resterete soli, qualcuno si prenderà cura di voi.
Montefiascone, 14 dicembre 2022