Draghi a testa alta e la vittoria di Pirro dei populisti

Draghi cominciava a dare fastidio, a fare ombra ai populisti italiani di destra e di sinistra. Prima andava bene per il Quirinale, poi viene sloggiato anche da Palazzo Chigi. La rivincita sarebbe Draghi alla testa di uno schieramento che vinca le elezioni ma forse è fantascienza.

Di sassolini dalle scarpe Draghi se ne è tolte un mucchio. Di rospi salviniani, berlusconiani e grillini ne ha dovuti mandare giù a iosa durante il suo governo giunto al capolinea. Da subito, sui ministri che dovevano far parte del suo governo, ha scartato molte proposte indecenti.

Nel corso del mandato ha mantenuto la barra a dritta. Fino a che ha inserito nei progetti alcune ipotesi divisive (termovalorizzatore, ius scholae e altre idee non condivise). Credo però che il tema vero sia la concorrenza. Il Cavaliere gode fin dai tempi di Craxi di un regime, perfezionato dal delfino Gasparri, a dir poco compiacente. Il servizio pubblico non deborda sulla pubblicità, tanto c’è il canone di noi beoti, e le TV cosiddette private fanno incetta di entrate pubblicitarie. Così possono pagare profumatamente conduttori e giornalisti che possono andarsene dalla TV pubblica quando vogliono.

La sinistra gestisce la terza rete e la sette di Cairo oltre ai posti in RAI spartiti col bilancino.

Per non parlare del settore professionisti dove manteniamo un sistema di ordini che richiama da vicino le corporazioni mussoliniane. Altro che concorrenza.

Idem per taxi, stabilimenti balneari e società in house. Queste cose vengono rinfacciate a Draghi ad ogni riunione che si svolga a livello europeo, ogni volta che l’Europa, prima di staccare assegni, ci chiede un ammodernamento del sistema Italia. E stavolta Draghi intendeva fare sul serio.

Ecco allora che l’italo-vecchiume leva la sua voce a tutela degli interessi di bottega e utilizza una stupida scissione dei grillini, adusi a parlare e basta, per mandare a casa un servitore dello Stato preparato e stimato.

Così la parabola italiana volge al peggio, con denari europei che verranno sperperati nei mille rivoli delle confraternite pubbliche e private, fino a quando l’Europa non ce ne chiederà conto.

Un bel dilemma per il Presidente Mattarella che stavolta si inc…. all’ennesima potenza perchè a febbraio tutti lo hanno pregato di restare, anche gli odierni giuda che hanno colpito il Presidente Draghi.

La speranza è che lo sbandierato camposanto di Calderoli (padre di una delle peggiori leggi elettorali) diventi una primavera di rinascita per l’Italia e la sinistra. Con il trio Berluscano, (massaia di Voghera, ce l’ho duro e fascino televisivo) potremmo forse ambire a cantare, d’estate insieme alle cicale, nelle balere romagnole sempre che i turisti accaldati non scoprano l’arcano e facciano smettere il baccano.

E dire che Renzi, un altro che ha tuonato contro il reddito di cittadinanza dall’alto del suo elevato reddito mensile, aveva previsto la conferma del governo.

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