Il guerriero nato — Alessandro o Napoleone — è un uomo che sa impiegare intelligentemente la forza fisica d’altri uomini e di macchine: ma la forza fisica degli uomini e delle macchine è una brutalità inerte, che non può essere attivata se non da una volontà umana. Perciò l’intelligenza non basta al soldato; ma gli è d’uopo della volontà, perché il soldato crea essenzialmente con un atto di volontà, a differenza del filosofo e dell’artista che creano con puri atti d’intelligenza.
Quindi l’essenza del carattere guerresco è lo sviluppo enorme della volontà, e il bisogno di usare questa facoltà più di tutte le altre. Ma ad uno sviluppo enorme della volontà si unisce sempre l’orgoglio di Lucifero, una coscienza di sè smisurata; perché è nello sforzo della volontà vittoriosa degli ostacoli che lo spirito si esalta sino al più sfolgorante delirio di grandezza, sino a farneticare, come accadde ad Alessandro, apoteosi e adorazioni di sé vivente, come di un Dio. Quale farmaco potrebbe ubriacare più l’orgoglio umano che la frenesia dello sforzo e l’ebbrezza del successo? Ecco perché un guerriero, nelle cose della politica, è sempre un tiranno invadente.
Guglielmo Ferrero, L’Europa giovane.