Sulla giustizia

Il tira e molla sulla prescrizione

Come al solito quando si parla di giustizia viene dato mandato a qualche commissione di specialisti più o meno titolati di redigere una legge delega che fissi i principi ai quali si deve poi dare attuazione con decreti legislativi.

Un meccanismo perverso che mai porta a raggiungere gli obiettivi di celerità e snellimento dei procedimenti. Non per colpa delle procedure ma a causa del tira e molla che inizia già dalla redazione delle legge delega sui cardini della riforma.

Per cui i problemi via via sono: la prescrizione, i filtri preprocessuali, le impugnazioni ecc. Insomma si vuole risolvere la lungaggine dei processi con la riforma di alcuni istituti processuali che si è visto, anche in passato, non ha dato i frutti sperati.

Chi vuole riformare davvero la giustizia deve frequentare le aule e le cancellerie dei Tribunali e delle Corti di appello. Da quello che so in regime di pandemia i cancellieri non potevano svolgere il proprio lavoro da remoto, per l’assenza di un’implementazione informatica che rendesse attuabile lo smart working. Nel penale il processo telematico è stato introdotto da poco. Così pure in Corte di Cassazione.

Per cui prima dei massimi sistemi serve una piattaforma informatica che renda possibile la gestione celere dei giudizi, dall’instaurazione fino alla sentenza. Serve inserire giovani nelle cancellerie, più adatti a gestire telematicamente i processi. Serve introdurre giovani magistrati.

Lo scontro sulla prescrizione è il classico cane che si morde la coda.

I giudici sono per dilatarla, dall’altra parte c’è chi vuole limitarla.

I ritardi dell’apparato sono utili a tutte e due le parti. Per i giudici si tratta di trascinare sine die processi difficili che non si vogliono chiudere per tenere sotto controllo alcuni soggetti. Per gli imputati la prescrizione è una delle vie per restare impuniti.

Un meccanismo infernale sul quale si dicono cose non veritiere.

Per esempio si dice che gli imprenditori non investono perchè non c’è certezza del diritto. E’ vero ma ci si dimentica che quel sistema che alla fine porta all’impunità attira gli imprenditori del malaffare, i collusi con le mafie dove i vertici si decidono nelle consorterie delle associazioni più o meno segrete.

In questo sistema fioccano i dossier per delegittimare chiunque voglia riformare davvero il Paese. Continua la guerra per bande, più o meno politiche, per acciuffare gli appalti pubblici, spartirsi i posti direzionali delle partecipate, l’occupazione partitica della Rai e delle altre aziende pubbliche.

Così i più bravi e motivati si fanno indietro e subentrano quelli che sanno aggiustare le cose, siano essi bilanci o guai giudiziari. Gli affaristi che dopo decenni di malefatte si pentono e vuotano il sacco infangando tutti i loro sodali per rifarsi addirittura una verginità.

Ma sono lacrime di coccodrillo dovute al tintinnare delle manette.

Così, alla fine, la riforma del rito civile da poco approvata ha costituito la mediazione possibile del suddetto tira e molla.

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