Largo ai giovani, anzi no

Questo slogan ha permeato le ultime campagne elettorali, soprattutto da parte di coloro che si pongono contro il cosiddetto regime partitico.

Per la verità i vecchi partiti sono scomparsi da tempo, almeno fin da quando le indagini della magistratura milanese, tollerante fino ad allora, ha deciso di scoperchiare il vaso di pandora delle tangenti riscosse dai partiti sugli appalti pubblici.

Molti giovani politici sono ascesi alla ribalta e con onestà, il più delle volte, hanno svolto i compiti istituzionali loro assegnati. Prova ne sia l’assenza di arresti eclatanti o altri interventi della magistratura che ha si è limitata a continuare le indagini nei confronti dei politici già invischiati nel malaffare.

Quindi se non altro da questo lato si è fatto un passo avanti.

Tuttavia la storia è nota per gli eterni ritorni. Ed allora ecco che la crisi del covid ha fatto risalire le quotazioni di quei politici che hanno collegamenti con il mondo economico, in particolare con quei faccendieri in grado di assicurare sostegni economici ed elettorali.

Dal lato della giustizia si cerca di assicurare una sorta di impunità per chi fa politica, partendo dai problemi interni che la magistratura stessa ha mostrato di avere nell’assegnazione delle cariche direttive delle procure italiane più importanti.

Si fanno saltare tutti i paletti che permettono un controllo preventivo sull’assegnazione e la gestione degli appalti pubblici in nome della celerità negli interventi, posticipando ad opera finita i controlli di regolarità.

Per cui le opere pubbliche subiranno una lievitazione dei costi con il rischio che non vedano mai la realizzazione completa.

Questo scenario intravediamo nel momento in cui l’Europa ci fornirà ingenti risorse finanziarie e la vecchia politica sembra destinata a prendere di nuovo il potere. I giovani, si spera, tornino a studiare per essere pronti per una nuova chance che sicuramente si presenterà negli anni a venire.

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