Oggi esce un articolo su Repubblica nel quale si dice che il 10% delle mascherine in circolazione di marca cinese non sono regolari. Eppure viene certificato che sono conformi allo standard europeo (EN 149:2001+A1:2009 KN 95). Invece che il 95% come certificato filtrano appena il 36%.

Si tratta di certificazioni false.
Chiaramente tutti noi utilizziamo mascherine di importazione cinese e quindi possiamo incappare in quei dispositivi che hanno una certificazione falsa con grave pregiudizio della salute.
Il 10% del mercato significa che ci sono milioni di mascherine irregolari.
Su queste stesse mascherine irregolari si sono spartiti ingenti somme i cosiddetti mediatori, i salvatori della Patria che si sono mossi con la Cina quando l’Italia del 2020 assumeva le prime decisioni sulla pandemia.
E probabilmente lo stesso discorso vale per i generi alimentari importati se è possibile che nel 2021 certificare il falso su un dispositivo così vitale come la mascherina.
Un messaggio per il nuovo governo: rinforzare NAS e Dogana. Non si può continuare con i controlli a campione.
Inoltre, un’intera pagina di un quotidiano senza nomi e società che sono già indagate dalla magistratura (su altri siti web ci sono e coinvolgono anche giornalisti non so a che titolo) per aver contribuito a certificare il falso ha l’effetto di mettere paura perchè noi comuni mortali non abbiamo strumenti tecnici per verificare la regolarità della mascherina se non la prova dell’accendino (indossare la mascherina e soffiare verso un accendino acceso: se la fiamma non flette la mascherina funziona – sistema suggerito da Burioni).