Nel 2022 ricorrerà il centenario della marcia su Roma.
Non è stato mai ben analizzato come è potuto avvenire che una massa di sbandati delle guerra, qualche giornalista assetato di potere, si siano saldati con i rappresentati del capitale e del latifondo per scongiurare il paventato avvento del comunismo.
Ecco oggi che non si può agitare più quel pericolo si aggira per il mondo lo spettro del coronavirus, per combattere il quale si guarda alla Cina come unica Nazione che, organizzata militarmente, consentirebbe un’efficace contrasto dell’epidemia.
Ecco non vorrei che questo nuovo nemico affossi di nuovo la democrazia che, con tutte le sue difficoltà, è sempre preferibile alla migliore dittatura. E non mi si venga a dire che i DPCM rappresentino un’attività eversiva. E’ quello che può fare un amministratore delegato dell’Italia alla mercé di tutti i suoi azionisti, in specie quelli di minoranza. In altri campi infatti si è parlato di dittatura delle minoranze. Mi ricordo tutti i ricatti che mettevano in piedi i partitini di centro (PLI, PSDI ecc..) della prima repubblica per avere più potere.
Serve responsabilità da parte di tutti. Chi è stato a Palazzo Chigi deve dimostrarne ancora di più. Nè ora valgono gli aforismi di qualche politico della prima ora colpevole di aver ceduto alla Lega nel regionalizzare la nostra Italia in specie la nostra sanità.
In questa guerra al virus ci rimettono proprio i più anziani che ci hanno riconsegnato un’Italia ricostruita dalle rovine della seconda guerra e con un grande potenziale. Tutto ciò è stato distrutto negli anni ’90 dai politici del 10%, dalla fuga dei nostri grandi capitalisti, bravi nel ricevere sovvenzioni ma asini, per fortuna non tutti, nell’introduzione di innovazioni e mecenatismo.
E adesso i vecchi politici, sopravvissuti a tangentopoli, vogliono triturare i giovani portati al governo dall’onda populista. Si facciano da parte. Il popolo potrebbe prendere strade molto più dolorose, poi non ci resterebbe che piangere.